Diventare insegnante a 50 anni è possibile?

insegnare a 50 anni

In un periodo come questo segnato da incertezze , in cui dilaga la crisi, c’è chi desidera cambiare vita e magari diventare insegnante a 50 anni. Questione di stimoli, voglia di cambiare aria e prospettive.

Già, ma è possibile arrivare ad insegnare ad un’età così matura? Oppure è un’impresa di quelle alla Tom Cruise di Mission: Impossible?

In questa guida dell’Università telematica Niccolò Cusano vedremo come diventare insegnante di ruolo in Italia e se farlo a 50 anni sia effettivamente possibile.

Diventare insegnante a 50 anni

la figura del docente, nonostante le difficoltà del sistema scolastico italiano, richiede una formazione adeguata, solida, trasversale.

La vocazione alla professione in questi casi non basta, specie se si decide di diventare insegnante all’età di 50 anni. Ma come si diventa docenti in Italia?

Il primo passo per farlo è, innanzitutto, il conseguimento di un titolo di studio che dia accesso ad almeno una classe di concorso.

Il titolo di studio, però, da solo non basta. Occorre verificare che il proprio piano studi rispetti tutti i requisiti delle classi di concorso a cui vuole accedere.

Nel caso risultino mancanti dei CFU, ossia i crediti formativi, occorre acquisirli sostenendo alcuni specifici esami oppure frequentando un master integrativo per le classi di concorso.

Da qui in poi, si materializzano diverse fattispecie in base al tipo di insegnamento che si intende perseguire. Gli insegnanti della scuola secondaria, ad esempio, devono acquisire i famosi 24 CFU, ossia i crediti nelle materie antropo-psico-pedagogiche.

Ma ancora non basta, perché per diventare insegnante di ruolo, occorrono alcuni ulteriori step. Ci si può iscrivere alle graduatorie docenti GPS e GI, grazie a cui si possono coprire cattedre vacanti nelle scuole con contratti a tempo determinato. Altro iter è quello che prevede la compilazione delle domande di Messa a Disposizione (MAD).

L’unico modo, però, per ottenere un contratto a tempo indeterminato in una scuola e, quindi, definirsi docente di ruolo a tutti gli effetti, è, ad oggi, vincere un concorso scuola. Ma vediamo di riassumere.

Abilitazione all’insegnamento: come si consegue

Come abbiamo visto finora, il primo step da compiere per poter accedere alla professione di docente è acquisire un’abilitazione all’insegnamento. Il possesso di un titolo che abbia valore abilitante per una specifica classe di concorso, infatti, rappresenta il requisito fondamentale per diventare insegnante.

Anche in assenza di abilitazione, comunque, è possibile accedere all’insegnamento. Ad esempio, è possibile farlo online.

Esistono infatti piattaforme registrandosi sulle quali è possibile impartire lezioni online nel proprio ambito di specializzazione.

Scuola dell’infanzia e scuola primaria

Se vi state chiedendo se l’abilitazione sia necessaria anche per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, sappiate che l’abilitazione si ottiene già attraverso il percorso accademico: la laurea magistrale a ciclo unico in scienze della formazione primaria (SFP) è infatti già di per sé abilitante.

Per la scuola dell’infanzia vale inoltre il diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/02 al termine dei corsi triennali iniziati entro l’anno scolastico 1997-1998.

Scuola secondaria: come si consegue l’abilitazione dal 2023

Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, invece, a partire dal 2010 l’unica via per conseguire l’abilitazione era il TFA (Tirocinio Formativo Attivo), un percorso annuale a numero programmato, istituito presso le Università e al quale si poteva accedere solo dopo il conseguimento della laurea magistrale.

Al termine del tirocinio formativo attivo si otteneva l’abilitazione ad insegnare per una specifica classe di insegnamento, detta “classe di concorso”.

La Legge di bilancio 2019 ha modificato ancora una volta il sistema abilitativo: dal primo gennaio 2019 ha soppresso il cosiddetto percorso triennale FIT sostituendolo con un concorso abilitante cui segue un percorso annuale di formazione iniziale e prova.

Il decreto legge n. 36 del 2022 ha rivoluzionato ulteriormente il sistema di reclutamento dei docenti e previsto un Modello integrato di formazione e di abilitazione dei docenti, che così riassumiamo:

  • percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale;
  • concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale;
  • periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale, e valutazione conclusiva.

Capiamo allora come si ottiene oggi l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie.

Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, il decreto legislativo n. 59 del 2017 (dopo le modifiche del decreto legge 30 aprile 2022, n. 36) prevede che si possa diventare insegnanti dopo un percorso universitario di formazione iniziale e abilitazione.

Il percorso universitario

Il nuovo sistema prevede che, dopo aver conseguito una laurea magistrale, l’aspirante docente deve iscriversi ad un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale corrispondente a non meno di 60 CFU (crediti formativi universitari).

Il percorso è gestito, per ciascuna classe di concorso, dalle Università ed è attivato sulla base del fabbisogno di cattedre.

Esso comprende attività di tirocinio, diretto e indiretto, per non meno di 20 CFU/CFA. Il percorso si conclude con una prova finale composta da una prova scritta e una lezione simulata.

L’abilitazione così conseguita non costituisce titolo di idoneità né dà alcun diritto relativamente al reclutamento in ruolo al di fuori delle procedure concorsuali. Inoltre, essa ha durata illimitata.

Diventare insegnante: il concorso a cattedra per i docenti di scuola secondaria

Dopo aver conseguito l’abilitazione al termine del percorso universitario di 60 CFU, l’aspirante docente dovrà partecipare ad un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale.

Il concorso prevede una prova scritta e una orale nelle quali si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e l’abilità nell’insegnamento anche attraverso un test specifico.

Terminate le prove, si procede alla formazione della graduatoria di merito, in base ai punteggi ottenuti nella prova scritta, nella prova orale e nella valutazione dei titoli, nel limite dei posti messi a bando (quindi la Graduatoria di merito comprende i soli vincitori).

L’effettiva immissione in ruolo è condizionata poi all’esito positivo del periodo annuale di prova in servizio. Il vincitore di concorso infatti deve:

  • prestare servizio per almeno centottanta giorni, dei quali almeno centoventi in attività didattiche;
  • superare un test finale, volto a verificare come si siano tradotte in competenze didattiche pratiche le conoscenze teoriche disciplinari e metodologiche del docente;
  • ricevere una valutazione positiva da parte del dirigente scolastico, sentito il comitato per la valutazione dei docenti.

In caso di mancato superamento del test finale o di valutazione negativa del periodo di prova in servizio, il personale docente è sottoposto ad un secondo periodo annuale di prova in servizio, non ulteriormente rinnovabile.

I concorsi a cattedra straordinari

Quella vista finora è la modalità standard di reclutamento degli insegnanti in Italia. Dopo il decreto legge n. 36/2022, ad essa si affiancano altre due modalità straordinarie, con carattere derogatorio:

  • una prima modalità semplificata è riservata a coloro i quali hanno già insegnato presso istituzioni scolastiche statali per almeno tre anni scolastici, anche non continuativi, nei cinque anni precedenti. In questo caso, è possibile partecipare al concorso senza aver prima concluso la formazione iniziale. Se vincitori di concorso, saranno comunque tenuti a partecipare al percorso universitario o accademico di formazione iniziale, con l’acquisizione di 30 crediti formativi, dopo la sottoscrizione di un contratto annuale di supplenza e prima di essere sottoposti al periodo annuale di prova in servizio che, se superato, determina l’effettiva immissione in ruolo;
  • una seconda modalità straordinaria, permette, fino al 31 dicembre 2024, di partecipare al concorso anche a coloro che abbiano maturato 30 CFU o CFA del percorso di formazione iniziale (e non i 60 previsti), a condizione che parte dei crediti stessi siano di tirocinio diretto. Se vincitori di concorso, sottoscriveranno un contratto annuale e, a seguire, sono tenuti a completare il percorso universitario e accademico di formazione iniziale, prima di sostenere l’anno di prova e l’eventuale immissione in servizio.

È possibile insegnare a 50 anni?

Alla luce di quanto analizzato finora, è lecito chiedersi se sia davvero possibile diventare insegnante a 50 anni. Di fatto, non ci sono impedimenti di età.

Uno dei maggiori ostacoli, però, è rappresentato dal tempo che l’intero iter richiede. Il percorso che è chiamato a fare un aspirante docente in Italia si protrae in media tra i 5 e i 7 anni.

A ciò si aggiunga tutta una serie di considerazioni da fare su un sistema deficitario in cui si paleseno:

  • mancanza di punti di riferimento o canali ufficiali chiari ai quali affidarsi per ricevere indicazioni specifiche e inerenti ai singoli casi;
  • poca chiarezza nei requisiti e nei titoli necessari per insegnare la materia che si desidera;
  • caos e rallentamenti che si creano quando vengono indetti nuovi concorsi nonostante ci siano già sufficienti insegnanti vincitori di concorso ancora in attesa di entrare;

Gli aspiranti docenti che non riescono a districarsi agevolmente nella giungla burocratica e sistemica rischiano seriamente di passare anni e anni da precari.

Senza contare, poi, che per sgomitare in un settore inflazionato e competitivo come quello dell’insegnamento, sono necessari ulteriori investimenti economici per corsi, certificazioni e master.

Con queste premesse, è evidente che insegnare a 50 anni è sì possibile, ma richiede uno sforzo di volontà non indifferente, oltre che una grande pazienza.

Se si è motivati, però, nulla è impossibile. Il consiglio è quello di rimboccarsi le maniche e, ad esempio, inviare la propria domanda di Messa a Disposizione per trovare impiego negli istituti italiani grazie al progetto Scuola Estate e ai recuperi estivi.

È una buona idea migliorare il proprio CV di docente frequentando percorsi di studi ad hoc che consentiranno di aumentare il proprio punteggio in graduatorie e concorsi.

Credits: Autore IgorVetushko/DepositPhotos.com