Settimana lunga o corta a scuola? Chi decide, pro e contro

Da un po’ di tempo, l’adozione della settimana corta a scuola è diventata oggetto di riflessioni e approfondimenti.

Questo argomento è particolarmente caldo tra i docenti, gli studenti e le famiglie, perché scatena, volenti o nolenti, posizioni contrastanti.

Ma vediamo cosa significa la settimana corta a scuola, i pro e contro.

Settimana corta scuola: come funziona? 

Volendo semplificare, si tratta dell’orario scolastico settimanale che viene svolto cinque giorni su sei, nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

In pratica, ora gli istituti scolastici possono prendere in considerazione l’opportunità di svolgere le attività didattiche dal lunedì al venerdì.

Settimana lunga o corta: pro e contro

Tuttavia, adottare la settimana corta a scuola può avere, come per ogni cosa, dei pro e dei contro.

Vediamo quindi, quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi della settimana corta.

Vantaggi 

Ecco tutti i benefici:

  • un giorno di riposo in più;
  • più tempo libero da passare con famiglia e amici;
  • molti docenti fuori sede possono tornare a casa per il weekend;
  • risparmio per gli istituti sulle utenze scolastiche (luce, gas, acqua ecc.);
  • minore traffico per le strade;
  • vantaggi per locali, negozi, centri commerciali ed esercizi pubblici.

Svantaggi 

Ecco tutti gli inconvenienti sfavorevoli:

  • orario più intenso durante la settimana (almeno 6 ore);
  • noia e deficit di attenzione dovuti a un orario quotidiano troppo lungo con abbassamento del rendimento scolastico;
  • genitori che lavorano anche di sabato in serie difficoltà nel gestire i figli;
  • difficoltà per i ragazzi pendolari che uscendo un’ora più tardi rincaserebbero a pomeriggio inoltrato.

In linea di massima, alcuni genitori pensano che la settimana corta sia più comoda, perché lasciano i bambini a scuola il pomeriggio, ma non tutti gli insegnanti sono disponibili per le ultime ore. Inoltre, c’è da considerare che alcuni docenti potrebbero essere stanchi e quindi meno efficienti sul fronte della didattica con ripercussioni a discapito degli studenti.

Settimana corta scuola primaria: cosa dice la legge

Ma la settimana corta può essere adottata anche nella scuola primaria? Potrebbe essere un bene o un male?

La maggior parte delle scuole elementari e medie sta attuando già da tempo la settimana corta. Scolari e allievi delle scuole di primo grado, infatti, il sabato a scuola non ci vanno. Per gli istituti di secondo grado, invece, la scelta è molto soggettiva e viene affidata all’autonomia scolastica.

Come già anticipato, i pro e i contro sono incontrovertibili. Comunque, al di là delle singole opinioni e congetture, l’adozione della settimana corta rientra appunto nel regime dell’autonomia scolastica. Pertanto, è l’istituto a decidere in merito.

Di fatto, l’art. 21 della legge 59/97, attribuisce alle scuole l’autonomia organizzativa con la quale è data la possibilità di realizzare alcune forme di flessibilità del servizio scolastico, fra cui la distribuzione dell’attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali.

La stessa autonomia didattica, finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale d’istruzione, nel rispetto della libertà d’insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere, si concretizza nella scelta libera e programmata di un’organizzazione rispettosa delle esigenze formative degli studenti.

Il DPR 275/99, nel regolamentare le disposizioni in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, attribuisce alle singole scuole, nell’esercizio dell’autonomia didattica, il diritto di adottare qualsiasi forma di flessibilità ritenuta opportuna per regolare i tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline adeguandoli alle esigenze degli alunni e ai loro ritmi educativi.

Settimana corta: la situazione attuale

Tuttavia, a causa dell’attuale situazione bellica, la proposta della settimana corta, oltre all’intervento diretto sugli edifici scolastici è al vaglio degli enti locali e regionali i quali, in virtù dei costi previsti per l’energia nel prossimo trimestre, si pronunceranno a favore o meno di una settimana didattica ridotta rispetto a quella tradizionale.

Infatti, sono svariati i complessi scolastici, che oggigiorno in Italia,  stanno pensando di discutere in sede di Consiglio d’Istituto l’eventualità, nel caso di costi estremi su elettricità e gas, di condurre le lezioni facendo uso della settimana corta. Soprattutto nel Nord Italia, le scuole sono più propense ad dottare questa via a causa delle temperature invernali sempre più rigide.

D’altronde, quest’anno il tema è particolarmente sentito, perché in un clima da economia di guerra, il risparmio che se ne otterrebbe in termini di riscaldamento, luce e trasporti, varrebbe come contributo alla grave crisi energetica che stiamo attraversando a causa dell’invasione ucraina.

Settimana corta scuola: il caso USA

Indubbiamente, stiamo vivendo un momento storico di piena crisi economica ed energetica. Il caro bollette sta mettendo in ginocchi istituti pubblici e consumatori. Lo scenario internazionale ha acutizzato il problema del reperimento e dello sfruttamento delle risorse energetiche, legate soprattutto al riscaldamento.

E dato che si è ampiamente discusso sulle ricadute che il piano di risparmio energetico avrà sulla scuola, ci si domanda ancora se verranno garantiti i riscaldamenti nelle aule o se gli alunni e il personale scolastico dovranno affrontare la stagione invernale al freddo. Insomma, non è una cosa da poco. Anzi… ecco perché si sta ragionando sempre di più anche sull’opportunità di introdurre la settimana corta in ogni istituto scolastico.

Gli Stati Uniti, già da tempo, hanno adottato questa opzione.  Di fatto, la riduzione di alcuni giorni di scuola negli USA corrisponde storicamente a momenti cruciali interconnessi alle diverse crisi economiche, come ad esempio quella degli anni Trenta o degli anni Settanta.

In Italia, le ipotesi al vaglio sono fondamentalmente due: riduzione dell’orario di lezione per far fronte all’aumento del caro bollette o ricorso alla settimana corta, con scuole chiuse al sabato.

Nel frattempo, è aumentato il numero di scuole lombarde che hanno deciso di adottare la settimana corta per risparmiare visto i rincari energetici. L’ultima, in ordine cronologico, è il liceo scientifico Antonio Banfi che si trova a Vimercate, in provincia di Monza e Brianza.

Tra le altre strutture scolastiche del Belpaese che hanno deciso di sperimentare la settimana corta, si segnalano: il liceo scientifico Vittorio Veneto a Milano, l’istituto tecnico Vittorio Emanuele II a Bergamo, il liceo Copernico a Pavia e l’istituto professionale Vinci a Mantova.

Il risultato? Ebbene, la settimana corta migliorerebbe la vita nella scuola. Lo confermerebbero i numeri delle istituzioni scolastiche che ad oggi hanno seguito questo modello organizzativo in Italia e all’estero. Infatti, nella maggior parte dei paesi europei e d’oltre oceano il modello scolastico che da tempo si è imposto è quello di 5 giorni su 7 e sembrerebbe un modello formativo positivo, in quanto he lasciare  i discenti avrebbero a disposizione due giorni liberi da dedicare a hobby, sport, amici e famiglia.

Quindi, la settimana corta per una conciliazione vita privata e studio potrebbe diventare realtà. Tuttavia, se verrà introdotta come regola di massima nelle scuole, non dovrà avvenire per il risparmio energetico. È questa la posizione espressa nei giorni scorsi dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

“Si può fare come piano didattico, nell’autonomia delle scuole”. Non di certo come “misura di risparmio energetico”. Ecco il messaggio lanciato da Bianchi a SkyTg24. In poche parole, la scuola non deve pagare lo scotto del rincaro energetico. E quindi le scuole non dovrebbero chiudere il venerdì per ottenere diversi risparmi su luce e gas. Considerando però il principio dell’autonomia scolastica, i singoli istituti potrebbero comunque applicare la settimana corta tenendo gli edifici chiusi il sabato.

 

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