Settimana corta o lunga scuola? Ecco pro e contro della scelta

settimana corta a scuola

Da un po’ di tempo, l’adozione della settimana corta a scuola è diventata oggetto di riflessioni e approfondimenti.

Questo argomento è particolarmente caldo tra i docenti, gli studenti e le famiglie, perché scatena, volenti o nolenti, posizioni contrastanti.

Ma vediamo che cosa significa la settimana corta a scuola, i pro e contro.

Settimana corta scuola: come funziona? 

Che cos’è la settimana corta a scuola? Volendo semplificare, si tratta dell’orario scolastico settimanale che viene svolto cinque giorni su sei, nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

In pratica, ora gli istituti scolastici possono prendere in considerazione l’opportunità di svolgere le attività didattiche dal lunedì al venerdì.

Settimana lunga o corta: pro e contro

Tuttavia, adottare la settimana corta a scuola può avere, come per ogni cosa, dei pro e dei contro.

Vediamo quindi, quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi della settimana corta.

Vantaggi della settimana corta a scuola

Andando ad analizzare i vantaggi della settimana corta a scuola, potremmo esplorare i suoi benefici sotto diverse prospettive:

Per le amministrazioni locali – considerando le amministrazioni comunali, che gestiscono gli edifici scolastici, l’introduzione di un giorno di chiusura settimanale si tradurrebbe in un consistente risparmio economico. Questo risparmio deriverebbe dalla riduzione delle spese operative, come quelle per il riscaldamento, l’illuminazione, e il trasporto scolastico, raggiungendo una cifra che si misura in centinaia di migliaia di euro annui. Un beneficio che andrebbe a vantaggio principalmente del bilancio del comune.

Per le istituzioni scolastiche – guardando ai vantaggi per le scuole, una settimana lavorativa più breve faciliterebbe enormemente la gestione del personale docente. Le scuole avrebbero a disposizione un numero maggiore di insegnanti ogni giorno, pronti a sostituire i colleghi assenti. Questo arrangiamento risolverebbe anche il problema delle richieste simultanee di molti docenti che desiderano avere il sabato libero, migliorando così l’organizzazione scolastica.

Per il personale docente – Molti insegnanti apprezzerebbero la settimana corta per il maggior tempo libero che essa permette. Avere due giorni liberi consecutivi aprirebbe la possibilità di organizzare viaggi brevi o attività di svago, una prospettiva difficilmente realizzabile con la precedente programmazione settimanale che includeva il lavoro al sabato.

Per il personal ATA – Anche la gestione del personale non docente trarrebbe vantaggio da una settimana lavorativa ridotta. La sorveglianza degli spazi interni ed esterni degli istituti diventerebbe meno onerosa, alleggerendo il carico di lavoro e migliorando l’efficienza.

Per le famiglie – I vantaggi si estenderebbero anche alle famiglie, toccando il cuore delle relazioni affettive e sociali. I genitori, lavorando meno giorni, potrebbero dedicare più tempo ai propri figli, migliorando la qualità del tempo trascorso insieme, specie nel caso di famiglie separate o divorziate che condividono l’affidamento dei figli.

Per gli studenti – Gli studenti infine avrebbero l’opportunità di passare più tempo con i propri compagni, potenziando le occasioni di socializzazione e condivisione. Questo aspetto è considerato positivo da molti per rafforzare i legami tra coetanei, nonostante alcune riserve espresse da esperti riguardo agli effetti sulla psiche adolescenziale, tema che verrà approfondito successivamente.

Gli svantaggi della settimana corta a scuola 

Esaminando i potenziali svantaggi di una settimana scolastica compressa in cinque giornate da sei ore ciascuna, emergono varie criticità che meritano attenzione:

La settimana dello studente e la sesta ora – la sesta ora di lezione rappresenta una delle maggiori fonti di disagio per gli studenti, molti dei quali la descrivono come particolarmente estenuante. L’attenzione cala drammaticamente dopo ore di studio, rendendo questa ultima ora poco produttiva e spesso vissuta in uno stato di inerzia. La conseguenza diretta è una diminuzione della qualità dell’apprendimento nelle materie affrontate in questo momento.

Strategie contro il calo di concentrazione – per combattere la flessione dell’attenzione, alcune scuole hanno introdotto misure come il doppio intervallo o pause più lunghe, spesso trascorse all’aperto o nei corridoi. Tuttavia, non tutte le istituzioni adottano queste soluzioni, e in alcuni casi, anziché promuovere la socializzazione e il benessere, si generano tensioni che possono sfociare in comportamenti negativi tra gli studenti, fino a casi di vera e propria aggressività.

Gli alunni BES – la settimana corta si rivela particolarmente problematica per gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), che trovano difficoltà ad adattarsi a ritmi così intensi. Questo contrasta nettamente con le necessità didattiche specifiche di questi studenti, rendendo più arduo il loro percorso di apprendimento.

Aumento dei permessi – con la settimana corto si riscontra un incremento nelle richieste di permessi per entrate posticipate o uscite anticipate, un fenomeno significativamente più marcato rispetto alle scuole con orario tradizionale. Questo suggerisce un impatto negativo sulla continuità didattica e sull’impegno degli studenti.

I docenti e la sesta ora – molti insegnanti cercano di adattarsi alla sfida della sesta ora proponendo attività più leggere, come la visione di film o progetti manuali. Tuttavia, questa soluzione può ridurre l’efficacia didattica di questo tempo scolastico. Esiste poi una minoranza di docenti che mantiene un approccio rigoroso, non differenziando questa ora dalle altre, aumentando così lo stress per gli studenti.

Questioni organizzative – la ristrutturazione della giornata scolastica impone sfide anche al di fuori dell’ambito scolastico. Gli studenti coinvolti in attività extracurriculari possono trovarsi a gestire un calendario particolarmente denso, con pranzi tardivi e sessioni di studio serali. Questo ritmo frenetico può limitare significativamente il tempo disponibile per il riposo e le attività familiari durante il weekend, riducendo la possibilità di recuperare o semplicemente di godersi momenti di condivisione familiare.

Questi fattori evidenziano come una settimana scolastica compatta possa introdurre sfide significative tanto per gli studenti quanto per l’intero sistema educativo, implicando la necessità di valutazioni attente e soluzioni personalizzate per mitigare gli effetti negativi.

Settimana corta scuola primaria: cosa dice la legge

Ma la settimana corta può essere adottata anche nella scuola primaria? Potrebbe essere un bene o un male?

La maggior parte delle scuole elementari e medie sta attuando già da tempo la settimana corta. Scolari e allievi delle scuole di primo grado, infatti, il sabato a scuola non ci vanno. Per gli istituti di secondo grado, invece, la scelta è molto soggettiva e viene affidata all’autonomia scolastica.

Come già anticipato, i pro e i contro sono incontrovertibili. Comunque, al di là delle singole opinioni e congetture, l’adozione della settimana corta rientra appunto nel regime dell’autonomia scolastica. Pertanto, è l’istituto a decidere in merito.

Di fatto, l’art. 21 della legge 59/97, attribuisce alle scuole l’autonomia organizzativa con la quale è data la possibilità di realizzare alcune forme di flessibilità del servizio scolastico, fra cui la distribuzione dell’attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali.

La stessa autonomia didattica, finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale d’istruzione, nel rispetto della libertà d’insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere, si concretizza nella scelta libera e programmata di un’organizzazione rispettosa delle esigenze formative degli studenti.

Il DPR 275/99, nel regolamentare le disposizioni in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, attribuisce alle singole scuole, nell’esercizio dell’autonomia didattica, il diritto di adottare qualsiasi forma di flessibilità ritenuta opportuna per regolare i tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline adeguandoli alle esigenze degli alunni e ai loro ritmi educativi.

Settimana corta scuola: il caso USA

Gli Stati Uniti, già da tempo, hanno adottato la settimana corta a scuola.  Di fatto, la riduzione di alcuni giorni di scuola negli USA corrisponde storicamente a momenti cruciali interconnessi alle diverse crisi economiche, come ad esempio quella degli anni Trenta o degli anni Settanta.

In Italia, le ipotesi al vaglio sono fondamentalmente due: riduzione dell’orario di lezione per far fronte all’aumento del caro bollette o ricorso alla settimana corta, con scuole chiuse al sabato.

Ebbene, la settimana corta migliorerebbe la vita nella scuola. Lo confermerebbero i numeri delle istituzioni scolastiche che ad oggi hanno seguito questo modello organizzativo in Italia e all’estero. Infatti, nella maggior parte dei paesi europei e d’oltre oceano il modello scolastico che da tempo si è imposto è quello di 5 giorni su 7 e sembrerebbe un modello formativo positivo, in quanto he lasciare  i discenti avrebbero a disposizione due giorni liberi da dedicare a hobby, sport, amici e famiglia.

Quindi, la settimana corta per una conciliazione vita privata e studio potrebbe diventare realtà.

 

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