L’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) è uno dei disturbi del neurosviluppo più frequenti nei bambini. Nonostante sembri avere una chiara origine neurobiologica, i modelli comportamentali utilizzati a scuola possono influenzare i sintomi esacerbandoli o alleviandoli. Ma quando parliamo di ADHD quante ore di sostegno devono essere predisposte? Scopriamolo assieme in questo articolo.
ADHD: alunni iperattivi a scuola
In generale, il disturbo è definito da difficoltà nel mantenere la concentrazione (disattenzione), nel gestire gli impulsi (impulsività) e nel controllo motorio (iperattività). Tuttavia, non tutti i bambini presentano le stesse difficoltà. I bambini con forti sintomi di iperattività e impulsività si muovono continuamente, hanno difficoltà a mantenere l’ordine e sono molto rumorosi. D’altro canto, i bambini con forti sintomi di disattenzione, si distraggono facilmente, hanno difficoltà a essere organizzati e molto spesso non riescono a completare i compiti.
Come già detto, l’ambiente scolastico può avere un impatto significativo sull’intensità dei sintomi nei bambini con ADHD. È quindi fondamentale che insegnanti ed educatori strutturino strategie didattiche individualizzate e personalizzate.
In generale, gli studenti con ADHD hanno particolari difficoltà ad affrontare situazioni rigide, per cui è fondamentale individuare un insieme di regole che possano essere adattate alle caratteristiche dei singoli studenti, pur mantenendo una certa flessibilità per raggiungere gli obiettivi didattici. Spesso, infatti, è necessario prevedere pause tra le attività, ridurre la durata dei compiti, scegliere unità di lavoro brevi o fornire spiegazioni semplici e concise.
Promuovere e stimolare il ruolo degli studenti e coinvolgerli attivamente nel processo di apprendimento è un’altra strategia importante per affrontare i problemi di attenzione e di impulsività negli studenti con ADHD.
Didattica inclusiva
Quando si parla di ADHD, la sfida dell’educazione inclusiva consiste nel consentire l’integrazione di tutti gli alunni. Infatti, l’articolo 34 della Costituzione afferma che “la scuola è aperta a tutti”.
Naturalmente, questo include i bambini con diagnosi di ADHD e in questi casi l’educazione inclusiva richiede una combinazione di strategie didattiche e di supporto personalizzato. In quest’ottica, il lavoro costante degli insegnanti di sostegno è essenziale.
Questi professionisti vengono formati attraverso dei Tirocini Formativi Attivi per mettere poi in pratica l’integrazione scolastica.
Gli alunni con ADHD hanno diritto a un insegnante di sostegno?
L’attuale legge in materia di disabilità (legge 104/92) prevede l’inserimento di un insegnante di sostegno nella classe solo se l’alunno in questione viene certificato.
L’ADHD può essere di varia entità. Nei casi più gravi, viene riconosciuta dalla Commissione ATS come una disabilità e pertanto stando alla legge 104, l’alunno ha diritto all’insegnante di sostegno.
Infatti, secondo la legge n. 104 del 1992, a tutti i bambini con handicap fisici, sensoriali o mentali (comprese le disabilità cognitive) è garantito il sostegno scolastico.
ADHD e Piano Didattico Personalizzato
La normativa n. 4089 del 15 giugno 2010 afferma che il PDP (Piano Didattico Personalizzato) deve essere utilizzato per gli studenti con ADHD.
Infatti, secondo la legge italiana, i casi di ADHD rientrano nei BES (Bisogni Educativi Speciali) e, con una diagnosi certificata, è possibile redigere un PDP con l’approvazione del consiglio di classe e pertanto accedere ad ausili e supporti specifici.
L’educazione inclusiva per l’ADHD comporta una combinazione di strategie didattiche e supporto individuale. È necessaria una sinergia di lavoro da parte degli insegnanti di sostegno, perché i bambini con disturbo da iperattività richiedono attenzione e dedizione, soprattutto nell’ambiente scolastico.
Di base, il PDP è un documento formale che determina il piano da attuare durante l’anno scolastico e risulta essere uno strumento essenziale per la didattica inclusiva.
Il PDP viene strutturato sulla base di alcuni elementi specifici:
- dati anagrafici dell’alunno;
- tipo di disturbo;
- attività didattiche individualizzate
- attività didattiche personalizzate
- misure compensative utilizzate;
- strumenti dispensativi utilizzati;
- forme di valutazione personalizzate.
Questo documento deve sempre essere prodotto nel primo quadrimestre ed elaborato in collaborazione con la famiglia dell’alunno e con i centri di diagnosi e cura. Inoltre, come elencato, deve sempre comprendere indicazioni sulle metodologie didattiche utilizzate, sulle strategie compensative adottate, nonché informazioni per mettere in pratica le verifiche durante le prove Invalsi e gli esami di Stato.
D’altronde, l’educazione inclusiva è un vero e proprio approccio educativo. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire a tutti gli alunni il diritto allo studio.
Questo deve avvenire indipendentemente dalle loro difficoltà. Infatti, il Ministero dell’Istruzione è tenuto ad attuare una serie di progetti per far sì che i discenti possano superare le proprie problematiche.
Il compito della scuola è quello di massimizzare le capacità e il talento di ogni singolo alunno. In questo modo, tutti possono partecipare alle lezioni e fare progressi culturali e umani.
Le radici di questo tipo di educazione si trovano nella legge n. 517 del 4 agosto 1977. È proprio qui che gli insegnanti di sostegno fanno la loro comparsa per la prima volta.
Chi certifica l’ADHD?
Un neuropsicologo, un logopedista e un neuropsichiatra infantile esaminano il bambino e la sua famiglia, formulano congiuntamente la diagnosi e certificano il bambino affinché possa beneficiare dei mezzi necessari al suo benessere.
Chi stabilisce il numero di ore di sostegno?
Il numero di ore di sostegno può essere determinato in base alle esigenze individuali di ciascun alunno e alle indicazioni degli esperti nel campo dell’educazione inclusiva.
Di fatto, viene stabilito sulla base della proposta del GLO (Gruppo di lavoro operativo sul caso). La quantificazione viene effettuata per singoli alunni, sarà premura del dirigente sommare le ore e chiedere all’USR (Ufficio Scolastico Regionale) l’assegnazione ufficiale del monte ore di sostegno ottenuto. La proposta da parte dei GLO deve essere consegnata entro giugno, data della scadenza del termine. I gruppi propongono al dirigente scolastico il numero di ore di sostegno da assegnare per l’anno successivo.
ADHD e sostegno: il GLO
Il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo) è stato introdotto in ogni singola istituzione scolastica, al fine di agevolare l’inclusione degli alunni disabili (D.Lgs 96/2019, art. 8, c. 10, Modifica all’art. 9 del D.Lgs 66/2017).
Il GLO svolge le seguenti funzioni:
- definizione del PEI (Piano Educativo Individualizzato);
- verifica del processo d’inclusione;
- proposta della quantificazione delle ore di sostegno e delle altre misure di sostegno, tenuto conto del
- Profilo di Funzionamento.
È dunque il luogo deputato all’elaborazione e alla firma del PEI.
La normativa dice che viene “elaborato e approvato” dal GLO e tiene conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica.
Da chi è composto il GLO?
Stando alla normativa (art. 3, commi 1-2 del Decreto Ministeriale n. 180/20), il GLO è composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe e presieduto dal dirigente scolastico o da un suo delegato. I docenti di sostegno, in quanto contitolari, fanno parte del Consiglio di classe o del team dei docenti. Partecipano al GLO i genitori dell’alunno con disabilità o chi ne esercita la responsabilità genitoriale.
In che modo viene approvato il PEI?
Il Pei viene approvato a maggioranza. È molto importante l’incontro finale del GLO, che si programma non oltre il 30 di giugno, perché rivolto a fare il punto della situazione e anche programmare eventuali interventi per l’anno scolastico successivo. Questo appuntamento della riunione del Gruppo di Lavoro entro giugno è altresì destinato a predisporre il PEI provvisorio per gli studenti che hanno ottenuto per la prima volta la certificazione della condizione di disabilità ai fini dell’inclusione scolastica.
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