Flipped classroom: cos’è, come funziona, esempi

Cos’è la flipped classroom?

Letteralmente significa classe capovolta. A livello educativo la classe capovolta (denominata anche flip teaching o didattica capovolta o didattica rovesciata) si riferisce a un criterio modale e metodologico che ribalta il classico ciclo di apprendimento composto da lezioni frontali, studio a casa e verifiche in classe.

In un mondo sempre più dominato dalla Digital Transformation che ha stravolto il concetto del rapporto tra formazione e espedienti tecnologico-digitali, la flipped classroom si rivela un valido aiuto al cambiamento in atto, perché di base non è altro che un nuovo approccio didattico intento a valorizzare le risorse digitali e le reti sociali.

Come? Ebbene, la flipped classroom ottimizza i momenti dell’apprendimento convenzionale, seppur mantenendo una solida base educativa.

L’attuale società dell’informazione è chiamata a rispondere a nuove esigenze personali, e per farlo deve per forza adattarsi alle nuove consuetudini dei nativi digitali. Ecco perché è necessaria la flipped classroom.

Infatti, la didattica capovolta si basa sull’assunto secondo cui la lezione diventa compito a casa, mentre il tempo trascorso in classe diviene una risorsa da investire in esperienze di apprendimento attivo, attività di collaborazione, occasioni di scambio e laboratori.

In altre parole, è un metodo didattico blended che sfrutta a pieno le potenzialità del digitale e le attitudini degli alunni, affinché la formazione sia più efficace e maggiormente corrispondente alla realtà.

Ma vediamo meglio nel dettaglio questo tipo di approccio.

Flipped classroom: cos’è e origini

In buona sostanza, l’insegnamento capovolto è una prassi educativa e formativa che ha lo scopo di migliorare il rapporto “tempo-scuola”, al fine di renderlo più efficace, positivo e valido rispetto alle esigenze attuali della società odierna.

Gli assertori di questa metodologia credono fortemente che la rapida trasformazione del tessuto sociale causato dalla diffusione di Internet e delle nuove tecnologie abbia dato vita a un divario sempre più profondo con l’universo “scuola”, generando altresì un reale distacco tra le esigenze degli studenti e quelle delle rispettive famiglie.

Effettivamente, le passioni e gli hobby degli alunni maturano spesso al di là delle mura scolastiche. La rivoluzione hi-tech ha fatto sì che la diffusione del sapere avvenisse tramite contenuti multimediali, messi a disposizione tramite piattaforme di e-learning, agevolando la fruizione delle lezioni da remoto.

Di conseguenza, poiché la didattica non viene soltanto esplicata in classe, i fautori del flip teaching  ritengono che sarebbe inutile trasmettere a scuola quello che è già materialmente disponibile da casa.

Condurre la classe capovolta, significa proporre agli alunni l’inversione dei momenti educativi tradizionali, ovvero la semplice lezione in aula e lo studio individuale a casa.

Il primo esperimento di flipped classroom risale agli inizi del XXI secolo. In una scuola del Colorado, due insegnanti di chimica si trovarono ad affrontare problemi didattici legati all’alto tasso di assenteismo e allo scarso interesse degli studenti verso le lezioni.

Decisero così di offrire agli alunni dei videotutorial sui vari argomenti affrontati in aula. Riscontrarono una reazione decisamente positiva e si resero conto che le lezioni frontali classiche potevano essere perfettamente soppiantate dai documenti multimediali.

Gli scolari iniziarono a studiare le materie a casa e a svolgere attività più creative inclusive in classe. Questo fu proprio il primo passo di flipped classroom.

Oggigiorno, i due docenti summenzionati, vale a dire Jonathan Bergmann e Aaron Sams, sono riconosciuti internazionalmente come i fondatori di questo nuovo approccio pedagogico.

Il punto a favore della didattica capovolta è proprio il fatto che la lezione viene spostata a casa, dove l’allievo può apprendere argomenti diversi tramite video didattici e materiale multimediale, mentre a scuola si lascia spazio all’insegnamento attivo, alla collaborazione e alla discussione collettiva.

Flipped classroom: esempi

Quindi, la lezione viene spostata a casa, sostituita dallo studio individuale. Invece, lo studio individuale viene portato a scuola, sostituito dalla lezione in classe, dove il docente può svolgere il ruolo di tutor.

La didattica capovolta è di fatto incentrata sulle “competenze cognitive di base” dello studente (ascoltare, memorizzare) che possono essere attivate anche a casa, in totale autonomia, tramite videolezioni e podcast, o leggendo i testi proposti dagli insegnanti.

In classe, invece, possono essere pungolate le “abilità cognitive alte” (comprendere, applicare, valutare, creare), dato che gli allievi fanno gruppo, e il docente di riferimento può instradarli in veste di mentore al fine di aiutarli a risolvere problemi più pratici.

Anche per questo motivo, la figura del docente è completamente “ribaltata”, perché tramite questo approccio educativo, il suo ruolo diviene quello di guidare lo studente nell’elaborazione attiva e nello sviluppo di compiti complessi.

Come condurre la classe capovolta

Il primo step è scatenare negli allievi la partecipazione, il coinvolgimento e l’interesse verso un determinato argomento. Questo primo punto è molto importante, perché l’apprendimento non può avvenire se viene a mancare l’attenzione cognitiva e il trasporto emotivo dei singoli studenti.

In pratica, il docente dovrà estremizzare un tema specifico, tramutare i contenuti disciplinari da una mera forma espositiva, a una nebulosa, incerta, teorica ipotetica, e lasciare agli alunni il compito di ideare e proporre una soluzione fattiva al problema.

Questa fase può svolgersi con approcci diversi e impegnare gli scolari fuori dalla sede di insegnamento e prima della lezione canonica, ma è anche possibile condurla direttamente in aula.

Nella seconda fase, gli studenti sono chiamati a attivare le strategie di apprendimento e le procedure di analisi, al fine di favorire un pensiero critico nei confronti dell’oggetto di indagine. Si tratta quindi di solleticare gli studenti con domande apposite, per far formulare loro ipotesi attendibili, volte a escogitare sistemi di verifica efficaci per testare le loro supposizioni.

In linea di massima, questo passaggio focale prevede la produzione di documenti, da parte degli alunni (singolarmente o in gruppo), che verranno utilizzati nella terza fase.

Il docente, qui, svolge la parte di tutor, perché assiste gli scolari ascoltando le loro esigenze, mettendoli dinanzi a un compito autentico (chiamato anche “di realtà”) oppure dinanzi a un compito creativo, al fine di attuare una divisione del lavoro, secondo la logica della squadra.

Il ciclo termina con una fase di rielaborazione e valutazione. Si tratta di un processo collettivo di ponderazione e confronto su quanto appreso. Tale procedimento viene condotto proprio dall’insegnante attraverso il coinvolgimento di tutta la classe.

Lo scopo formativo è di chiarire, enucleare e rafforzare le conoscenze apprese, a partire dall’analisi dei lavori svolti dagli studenti durante la seconda fase. In questo caso, il docente fa da stimolo, pungolo e modera il confronto fra gli allievi, al fine di facilitare i processi di astrazione e di formalizzare quanto appreso.

Come cambia il ruolo del docente

Come precedentemente esposto,  l’insegnante assume il ruolo di guida nell’intero percorso educativo. Pertanto, smette di essere un mero trasmettitore di sapere nozionistico e diventa la leva in grado di attivare la didattica in modo pratico e coinvolgente.

È così che sostiene i vari discenti nell’elaborazione dinamica e propositiva e nello sviluppo di compiti complessi. In questo modo, gli studenti divengono gli attori protagonisti del loro processo formativo, in quanto sono libero di autogestirsi a seconda delle loro necessità.

In poche parole, con questa nuova gestione dello “spazio-tempo scolastico”, la flipped classroom si ispira all’apprendimento collaborativo, basato sulla cooperazione all’interno di un gruppo in cui ogni singolo soggetto ha un suo ruolo ben determinato, ma slegato dal progetto condiviso.

È per questa ragione che la classica lezione frontale perde la peculiarità verticale per tramutarsi in una sorta di corso interattivo e in presenza, ove l’insegnante offre il materiale necessario per fortificare il bagaglio culturale degli studenti.

Questo nuovo approccio formativo fa sì che la didattica diventi più fluida e flessibile.

 

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