Mutismo selettivo: cos’è e come affrontarlo a scuola

mutismo selettivo cos'è

Parliamo di mutismo selettivo. Nei primi mesi di scuola dell’infanzia o primaria capita di imbattersi in bambini e bambine che all’apparenza sembrano timidi o poco propensi a parlare. A volte è un atteggiamento dettato da normali tempistiche di adattamento, altre volte no. In alcuni casi si tratta di Mutismo Selettivo. Come riconoscerlo? In questa guida spieghiamo com’è, cosa devono fare gli insegnanti e come evitare di scambiarlo per altre caratteristiche del bambino, come timidezza o altro ancora.

Mutismo selettivo: cos’è

Dopo il primo mese di scuola, se il bambino non parla forse non è per timidezza. Dopo un periodo di 30 giorni se l’alunno non ha MAI parlato dovete segnalarlo ai genitori. Un primo periodo di osservazione è doveroso, i bambini possono essere silenziosi, e proprio questo silenzio può voler dire qualcosa. Se non riescono neanche a esprimere i propri bisogni primari, come andare al bagno o segnalare di non stare bene, vuol dire che c’è qualcosa di più del semplice imbarazzo.

I bambini con Mutismo Selettivo presentano anche altri tratti, ad esempio non interagiscono, non prendono iniziativa per giocare e non si integrano nei giochi dei compagni. Gli insegnanti devono fare molta attenzione al linguaggio non verbale, con tutti gli alunni della classe. Il movimento impacciato, uno sguardo particolarmente sfuggente o assente, oppure un volto poco comunicativo possono essere segnali che contribuiscono a inquadrare una diagnosi di mutismo selettivo.

I bambini con mutismo selettivo a scuola sembrano ansiosi o spaventati, come bloccati, incapaci di esprimersi e rispondere agli stimoli sociali esterni. Allo stesso tempo è facile notare la loro sensibilità alle percezioni sensoriali, come rumori forti, urla o tono della voce alto, e anche ai giudizi che provengono dagli altri, sia adulti sia gruppo di pari. Se sbagliano possono restare a rimuginare per tanto tempo sul loro errore e se per caso l’insegnante si trova a usare un tono di voce più sostenuto possono credere che sia a causa loro. Per questo è così difficile per loro esprimersi e far sentire la loro voce, perchè temono che i loro comportamenti siano spesso scorretti e inaccettabili. Anche il solo fatto di farsi vedere parlare può diventare un problema, ci sono bambini con il Mutismo Selettivo che si coprono la bocca con la mano se vengono visti bisbigliare.

Mutismo selettivo a scuola

Come gestire i bambini con mutismo selettivo a scuola. Si può fare molto per loro, ma senza ombra di dubbio il primo passo sta nel ridurre eventuali residui di tensione in classe, o un ambiente ansioso che si è creato per qualsiasi ragione. Un’atmosfera serena, tranquilla e pacifica è l’ideale per far sentire il bambino in un contesto in cui può lasciarsi andare.

L’insegnante che si dovesse trovare ad interagire con un bambino con sospetto Mutismo Selettivo non deve in alcun modo considerare quel comportamento come oppositivo. Si tratta di un atteggiamento non intenzionale, assolutamente non voluto, ma generato da uno stato ansioso che impedisce all’alunno di parlare. Non mettete sotto pressione il bambino, né tantomeno tentate di ottenere le sue parole tramite promesse o ricatti.
Anche se i tempi sono lunghi è l’attesa la chiave, si devono rispettare i tempi per un ripristino della fiducia, per un aumento della percezione di stima del bambino stesso, e potrebbe essere lunga. Se il bambino mostra interesse e dimestichezza con il linguaggio non verbale, ben venga. Forse ha piacere ad utilizzare questo canale, lasciateglielo fare. Non abbiate aspettative e fissate obiettivi piccolissimi e intermedi. Dal Mutismo Selettivo si esce, ma con gradualità.

È importante ripeterlo ancora, servirà molto tempo e i passi vanno fatti piano e uno alla volta. Se noti che il bambino ha piacere a stare con un compagno di classe in particolare, fai in modo che possa stargli accanto, evitando di scegliergli un posto che si trovi proprio davanti all’insegnante, non sei tu il problema ma il ruolo di autorevolezza che lui non è pronto ad affrontare con tranquillità.

Si deve fare in modo che il gruppo classe eviti di etichettare il bambino con Mutismo Selettivo come “bambino che non parla”. Si può comunicare con tutta la classe anche in presenza del bambino interessato, ricordando serenamente che tutti abbiamo paura di qualcosa, che è assolutamente normale, che il bambino sa parlare ma che a volte non sa far uscire le parole. Invitate gli altri bambini a parlare delle proprie paure, questo esercizio di condivisione genera intimità e fiducia reciproca nell’assoluta normalità delle vulnerabilità di ognuno.

Mutismo Selettivo e BES – Bisogni Educativi Speciali

Come si devono comportare gli insegnanti con casi di Mutismo Selettivo in classe? È utile ricordare che il Mutismo Selettivo rientra nella definizione di BES Bisogni Educativi Speciali, che appunto viene descritta da una note del MIUR come segue:

“Qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute, secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di educazione speciale individualizzata” “Non è compito della scuola certificare gli alunni con BES, ma individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l’adozione di particolari strategie didattiche.”

Il Consiglio di classe può decidere autonomamente se attivare percorsi di studio personalizzati e se questi debbano essere formalizzati in un Piano Didattico Personalizzato (PDP); a differenza che nei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), nel caso dei BES l’intervento non si basa su una diagnosi clinica, ma su criteri di efficacia e convenienza.

Per personalizzare il percorso di studio non è sempre necessario un PDP, la scuola può decidere di personalizzare lo studio dell’alunno nei modi che ritiene più consoni e negli rispondenti ai bisogni e alla convenienza dell’alunno, anche in modalità più informali e meno strutturate. Però è importante sapere che il PDP permette di ragionare su proposte più attente e meglio condivise con il Consiglio di Classe, è più funzionale alla collaborazione scuola/famiglia e consente maggiori riguardi in fase di valutazione, soprattutto in caso di esami.

Il Mutismo Selettivo rientra a pieno titolo tra i disturbi d’ansia e può essere identificato da uno specialista, che verrà invitato a redigere una relazione sintetica. Tale relazione è utile a suggerire agli insegnanti quali strumenti compensativi adottare e quali misure dispensative sono più idonee. Saranno proprio queste informazioni a rivelarsi utili nella scelta di una redazione di un Piano Didattico Personalizzato. Tale documento può essere compilato in qualsiasi periodo dell’anno e va rinnovato ogni anno.

Mutismo selettivo: altri consigli per gli insegnanti

Il ruolo degli insegnanti di studenti con Mutismo Selettivo è molto importante, per questo un ultimo paragrafo di suggerimenti ci sembra utile. Ecco altri consigli per gestire al meglio questa situazione:

  • Ampliare le attività didattiche che prevedono l’utilizzo di materiale alternativo alla parola (disegni, foto, scrittura, musica)
  • Pianificare solo verifiche programmate
  • Attenersi solo alla valutazione degli elaborati scritti senza abbassare i voti perché manca l’orale
  • Consentire l’uso delle registrazioni audio come verifica orale
  • Escludere la lettura ad alta voce in pubblico per l’alunno con Mutismo Selettivo
  • Utilizzare durante la verifica orale domande a cui si può rispondere con risposte chiuse (sì/no o una parola)
  • Preferire interrogazioni in piccolo gruppo
  • Permettere ai genitori di entrare in aula all’inizio e poco prima della fine delle attività scolastiche
  • Tenere sempre in considerazione che i bambini con Mutismo Selettivo non riescono a chiedere spiegazioni ulteriori in classe o a dire se sono rimasti indietro nel dettato, fare attenzione per comprendere se sono al pari nel programma con gli altri alunno

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