Tatuaggi e concorsi pubblici

tatuaggi concorsi forze armate

Negli ultimi anni la questione più interessante e controversa nel mondo delle uniformi è stata quella dei tatuaggi. È indubbio che nell’epoca moderna ci sia stato un aumento vertiginoso del numero di persone che hanno deciso di farsi tatuare. Ancora oggi, questo tipo di “ornamento fisico” non è del tutto normalizzato in alcuni settori della nostra società. Ad esempio, nell’ambiente militare, ci sono molti casi di persone che hanno cercato di arruolarsi e che sono state rifiutate per l’arruolamento o respinte durante la selezione del concorso. Ma i tatuaggi possono davvero inficiare la partecipazione di un candidato a un concorso? È un’ottima domanda, a cui possiamo rispondere soltanto citando le leggi che trattano questo argomento.

Tatuaggi, concorsi e percezione sociale

Il tema tatuaggi e concorsi pubblici riempie i dibattiti e anche le ricerche sul web, che mostrano centinaia di articoli con mille declinazioni possibili sul trattamento riservato alle persone tatuate ai concorsi pubblici, e soprattutto ai tatuaggi nei concorsi delle forze armate.

Il problema non è così marginale, vista l’enorme percentuale di persone tatuate a livello nazionale ed europeo. Mentre prima il tatuaggio era relegato in alcuni gruppi sociali specifici, connessi a professioni marittime o addirittura alla malavita, attualmente circa il 13% della popolazione italiana ha almeno un tatuaggio, soprattutto donne tra i 35 e i 44 anni.

La questione della discriminazione delle persone tatuate è interessante soprattutto in ambito professionale, e quindi di conseguenza anche rispetto ai concorsi pubblici. L’interesse è dato dal fatto che la discriminante spesso corrisponde a una valutazione soggettiva.

Tatuaggi e identità

Un tatuaggio è un’immagine o un disegno inciso sulla pelle con un ago e un inchiostro permanente. Il tatuaggio ha origini antiche e significa letteralmente “scrivere sulla pelle”. Per secoli, i tatuaggi sono stati utilizzati dalle popolazioni indigene come simbolo della loro identità e del loro status sociale, o come mezzo per raccontare le loro storie.

Si è passati dalle mummie egizie ai marinai dell’esercito francese che si tatuavano la schiena per noia, dalle popolazioni indigene per le quali il tatuaggio era un diffuso rito di passaggio ai tatuaggi punitivi che segnavano i criminali e gli internati nei campi di concentramento fino a giungere al tatuaggio volontario in Occidente, per sottolineare di essere ai margini.

Tuttavia, è in Polinesia che il termine tatuaggio (“tautau”) è apparso per la prima volta. Infatti, le isole del Pacifico come la Polinesia, la Nuova Zelanda e le Hawaii vantano una tradizione di tatuaggi profondamente radicata, spesso utilizzata per indicare lo status sociale, il lignaggio e i rituali religiosi.

Nel Giappone feudale, i tatuaggi erano associati ai samurai e ai criminali. Nel corso del tempo, tuttavia, questa forma d’arte si è poi evoluta.

Durante le esplorazioni, il tatuaggio divenne una pratica comune tra i marinai e nel XVIII secolo, il termine “tatuaggio” fu introdotto in Europa dal navigatore inglese James Cook, che li aveva visti a forza di viaggiare nei mari del Sud.

Nel corso del XX secolo, i tatuaggi sono stati oggetto di varie mode e stigmatizzazioni nella cultura occidentale; a partire dagli anni ’70, sono diventati sempre più diffusi e accettati, e molte persone hanno scelto di tatuarsi per esprimere la propria identità e le proprie esperienze personali, o semplicemente per motivi estetici. Il tatuaggio è diventato così una forma d’arte popolare.

Infatti, oggi molte persone considerano il tatuaggio come una forma di body art in grado di esprimere sogni, identità, convinzioni e aspirazioni. Quindi, di per sé i tatuaggi svolgono un ruolo importante nell’esternare le emozioni e i valori di una persona. Inoltre, oggigiorno i tatuaggi aiutano le persone a sentirsi più sicure e a proprio agio con il proprio corpo e possono essere altresì utilizzati come mezzo per esprimere creatività e individualità.

Quali sono i rischi del tatuaggio?

Il tatuaggio è una pratica sicura se si ricorre a operatori certificati. Tuttavia, ci sono alcuni rischi che dovrebbero essere presi in considerazione prima di farsi tatuare. Ad esempio, esiste un rischio di infezione, soprattutto se non si seguono le istruzioni igieniche. Inoltre, alcuni pigmenti utilizzati nei tatuaggi possono causare reazioni allergiche. Per questo motivo, è importante informarsi sui pigmenti utilizzati prima di farsi tatuare.

Tatuaggi e psicologia

Il tatuaggio in psicologia riflette emozioni, esperienze e identità. Oltre a essere una forma d’arte, può rappresentare un processo di auto-espressione, di catarsi emotiva e di simbolismo personale, fornendo una visione profonda del mondo interiore di chi lo indossa. Esplorare il significato dei tatuaggi può aiutarci a comprendere le complesse dinamiche psicologiche sottostanti una persona.

Tatuaggi e concorsi pubblici

In generale, se una persona si trova a dover scegliere se farsi o meno un tatuaggio in previsione della partecipazione a un concorso dell’Esercito o della Polizia, è consigliabile rimandare l’appuntamento. Questo perché, anche se esistono norme particolari in materia, non si vuole rischiare di essere giudicati negativamente e di essere respinti, almeno fino a quando non si è entrati nell’Esercito. Esistono disposizioni precise in merito, ovvero il Regolamento redatto dallo Stato Maggiore dell’Esercito il 26 luglio 2012.

In base alla norma citata, il personale dell’Esercito non possono avere tatuaggi o piercing su parti del corpo visibili quando indossano:

  • uniforme di servizio estiva maschile;
  • uniforme di servizio estiva con gonna e scarpe décolleté femminile;
  • uniforme ginnica prevista dai regolamenti interni per ambo i sessi.

Inoltre, stando al summenzionato Regolamento, sono assolutamente vietati i tatuaggi osceni, razzisti, religiosamente discriminatori o che portino discredito alla Repubblica Italiana e/o alle Forze Armate.

Quindi non sono consentiti:

  • i tatuaggi contrari al pudore, alla decenza e al buon costume contenenti messaggi sessuali volgari e disgustosi;
  • i tatuaggi che tendono a discriminare le persone in relazione al loro orientamento sessuale;
  • i tatuaggi che esaltano la religione, la nazionalità, l’etnia o la razza, svantaggiando altri o mostrando le suddette caratteristiche nei confronti di uno specifico target;
  • i tatuaggi che incitano all’odio, al crimine o alla violenza.

Rimozione dei tatuaggi

In passato, la rimozione dei tatuaggi era un’operazione piuttosto difficile, che spesso comportava un vero e proprio intervento chirurgico, ma oggi i medici hanno accesso a una serie di tecniche molto meno invasive ed efficaci.

Lo strumento più utilizzato per rimuovere i tatuaggi dalla pelle è il laser, che permette di ottenere buoni risultati in tempi relativamente brevi.

I laser per tatuaggi di ultima generazione agiscono direttamente sul pigmento con impulsi brevi e potenti, consentendo di rimuovere il disegno sulla pelle senza cicatrici o macchie dell’epidermide.

I laser per la rimozione dei tatuaggi polverizzano il pigmento e sono generalmente indolori. Il laser avvia un processo di fotolisi termica selettiva indotta dalla lunghezza d’onda, che può colpire il pigmento senza danneggiare la pelle.

La rimozione dei tatuaggi è possibile nella maggior parte dei casi, ma non sempre ha successo al 100%. Prima di procedere alla rimozione del tatuaggio con il laser, si raccomanda di chiedere consiglio al proprio medico e, se necessario, di discutere con lui il tipo di trattamento da utilizzare. La rimozione del tatuaggio non è un processo rapido. In genere, la rimozione con il laser richiede diversi trattamenti, che durano solitamente alcuni mesi. In alcuni casi, la rimozione completa può non essere ottenuta, perché alcuni pigmenti contengono sostanze inorganiche difficili da eliminare, oppure perché il pigmento è troppo forte o depositato in profondità nell’epidermide.

La rimozione dei tatuaggi è però un’opzione praticabile per chi intende perseguire la carriera militare. Tuttavia, nel novembre 2023, c’è stato un cambiamento piuttosto significativo. Infatti, la revisione al Bando VFI Esercito 2024 sembrerebbe aprire nuove possibilità per chi ha tatuaggi.

Con la modifica resa pubblica lo scorso 7 novembre, l’incipit del comma recita: “Le commissioni giudicheranno altresì inidoneo il candidato che presenti tatuaggi e altre permanenti alterazioni volontarie dell’aspetto fisico non conseguenti a interventi di natura comunque sanitaria, se lesivi del decoro dell’uniforme o della dignità della condizione del militare, di cui al vigente regolamento e alle eventuali discendenti norme tecniche (esemplificate nell’immagine presente sul sito di Forza Armata)”.

Insomma, l’Esercito Italiano sembra dare segni di tolleranza verso il mondo dei tatuaggi.

Credits foto in evidenza: Depositphotos.com – AllaSerebrina