Tatuaggi e lavoro: concorsi pubblici, diritti e limiti

tatuaggi e lavoro

Nel contesto attuale, parlare di tatuaggi e lavoro significa interrogarsi su come un tatuaggio possa influire sulle opportunità professionali, in particolare nei concorsi pubblici. Sempre più candidati si chiedono se un tatuaggio visibile possa rappresentare un ostacolo nel mondo del lavoro, e in che misura il tatuaggio lavoro venga preso in considerazione negli ambienti istituzionali.

La diffusione dei tatuaggi è in crescita, ma la percezione sociale e normativa rimane controversa: da un lato espressione di libertà personale, dall’altro possibile elemento di valutazione negativa in determinati settori professionali.

Tatuaggi e concorsi pubblici

Il rapporto tra tatuaggi lavoro e concorsi pubblici è particolarmente delicato. In molti bandi, soprattutto per le Forze Armate e di Polizia, i tatuaggi vengono valutati attentamente.

Il Regolamento dello Stato Maggiore dell’Esercito (26 luglio 2012) vieta tatuaggi e piercing visibili con l’uniforme estiva e proibisce tatuaggi osceni, discriminatori o che ledono il decoro delle Istituzioni.

In base alla norma citata, il personale dell’Esercito non possono avere tatuaggi o piercing su parti del corpo visibili quando indossano:

  • uniforme di servizio estiva maschile;
  • uniforme di servizio estiva con gonna e scarpe décolleté femminile;
  • uniforme ginnica prevista dai regolamenti interni per ambo i sessi.

Inoltre, stando al summenzionato Regolamento, sono assolutamente vietati i tatuaggi osceni, razzisti, religiosamente discriminatori o che portino discredito alla Repubblica Italiana e/o alle Forze Armate.

Quindi non sono consentiti:

  • i tatuaggi contrari al pudore, alla decenza e al buon costume contenenti messaggi sessuali volgari e disgustosi;
  • i tatuaggi che tendono a discriminare le persone in relazione al loro orientamento sessuale;
  • i tatuaggi che esaltano la religione, la nazionalità, l’etnia o la razza, svantaggiando altri o mostrando le suddette caratteristiche nei confronti di uno specifico target;
  • i tatuaggi che incitano all’odio, al crimine o alla violenza.

Con il bando VFI Esercito del novembre 2023, è stata introdotta una maggiore discrezionalità: le commissioni possono dichiarare inidonei i candidati con tatuaggi o alterazioni permanenti ritenute lesive del decoro dell’uniforme o della dignità militare. È quindi fondamentale verificare ogni anno i requisiti specifici, poiché la normativa può subire aggiornamenti.

In sintesi, nei concorsi pubblici, il tema “lavoro tatuaggi” non si esaurisce nella libertà individuale, ma si intreccia con criteri di decoro, immagine e rappresentanza istituzionale.

Tatuaggi e lavoro al di fuori dei concorsi

Se in ambito militare e nei concorsi pubblici la normativa è chiara e dettagliata, nel settore privato la questione è più sfumata.

Non esistono leggi che vietino i tatuaggi, ma alcune aziende possono applicare regolamenti interni o policy legate all’immagine aziendale, soprattutto per ruoli a contatto con il pubblico. In questo caso, il candidato con tatuaggi visibili può trovarsi svantaggiato, pur senza un divieto formale.

Parlare di tatuaggi lavoro significa quindi anche valutare l’impatto estetico e comunicativo del proprio tatuaggio, adattandosi alle richieste del datore di lavoro. Alcuni esempi concreti includono:

  • Settore sanitario: le divise – spesso con maniche corte o tessuti leggeri – possono rendere visibili tatuaggi che in altri contesti sarebbero facilmente coperti. In molte strutture questo non crea problemi, ma in altre può influire sulla scelta del reparto o sull’idoneità per ruoli a contatto con il pubblico.
  • Settore commerciale e turistico: richiesta di un’immagine professionale neutra.
  • Ruoli dirigenziali e rappresentativi: preferenza per un aspetto più “istituzionale”.

Tatuaggi e identità

Un tatuaggio è un’immagine o un disegno inciso sulla pelle con un ago e un inchiostro permanente. Il tatuaggio ha origini antiche e significa letteralmente “scrivere sulla pelle”. Per secoli, i tatuaggi sono stati utilizzati dalle popolazioni indigene come simbolo della loro identità e del loro status sociale, o come mezzo per raccontare le loro storie.

Si è passati dalle mummie egizie ai marinai dell’esercito francese che si tatuavano la schiena per noia, dalle popolazioni indigene per le quali il tatuaggio era un diffuso rito di passaggio ai tatuaggi punitivi che segnavano i criminali e gli internati nei campi di concentramento fino a giungere al tatuaggio volontario in Occidente, per sottolineare di essere ai margini.

Tuttavia, è in Polinesia che il termine tatuaggio (“tautau”) è apparso per la prima volta. Infatti, le isole del Pacifico come la Polinesia, la Nuova Zelanda e le Hawaii vantano una tradizione di tatuaggi profondamente radicata, spesso utilizzata per indicare lo status sociale, il lignaggio e i rituali religiosi.

Nel Giappone feudale, i tatuaggi erano associati ai samurai e ai criminali. Nel corso del tempo, tuttavia, questa forma d’arte si è poi evoluta.

Durante le esplorazioni, il tatuaggio divenne una pratica comune tra i marinai e nel XVIII secolo, il termine “tatuaggio” fu introdotto in Europa dal navigatore inglese James Cook, che li aveva visti a forza di viaggiare nei mari del Sud.

Nel corso del XX secolo, i tatuaggi sono stati oggetto di varie mode e stigmatizzazioni nella cultura occidentale; a partire dagli anni ’70, sono diventati sempre più diffusi e accettati, e molte persone hanno scelto di tatuarsi per esprimere la propria identità e le proprie esperienze personali, o semplicemente per motivi estetici. Il tatuaggio è diventato così una forma d’arte popolare.

Infatti, oggi molte persone considerano il tatuaggio come una forma di body art in grado di esprimere sogni, identità, convinzioni e aspirazioni. Quindi, di per sé i tatuaggi svolgono un ruolo importante nell’esternare le emozioni e i valori di una persona. Inoltre, oggigiorno i tatuaggi aiutano le persone a sentirsi più sicure e a proprio agio con il proprio corpo e possono essere altresì utilizzati come mezzo per esprimere creatività e individualità.

Quali sono i rischi del tatuaggio?

Il tatuaggio è una pratica sicura se si ricorre a operatori certificati. Tuttavia, ci sono alcuni rischi che dovrebbero essere presi in considerazione prima di farsi tatuare. Ad esempio, esiste un rischio di infezione, soprattutto se non si seguono le istruzioni igieniche. Inoltre, alcuni pigmenti utilizzati nei tatuaggi possono causare reazioni allergiche. Per questo motivo, è importante informarsi sui pigmenti utilizzati prima di farsi tatuare.

Tatuaggi e psicologia

Il tatuaggio in psicologia riflette emozioni, esperienze e identità. Oltre a essere una forma d’arte, può rappresentare un processo di auto-espressione, di catarsi emotiva e di simbolismo personale, fornendo una visione profonda del mondo interiore di chi lo indossa. Esplorare il significato dei tatuaggi può aiutarci a comprendere le complesse dinamiche psicologiche sottostanti una persona.

Rimozione dei tatuaggi: come funziona oggi

Un tempo eliminare un tatuaggio era un procedimento complesso, spesso invasivo e con esiti poco prevedibili. Oggi, invece, la tecnologia consente interventi molto più sicuri ed efficaci, grazie soprattutto all’utilizzo del laser dermatologico.

I dispositivi di ultima generazione emettono impulsi brevi e ad alta potenza in grado di frammentare il pigmento senza danneggiare i tessuti circostanti. Questo processo, noto come fototermolisi selettiva, permette di colpire solo l’inchiostro, riducendo al minimo il rischio di cicatrici o discromie.

Il trattamento non è immediato: per ottenere un risultato soddisfacente sono necessari più appuntamenti, distribuiti nell’arco di diversi mesi. L’efficacia dipende da vari fattori, come il colore dell’inchiostro, la profondità del pigmento e la reazione della pelle. Alcuni tatuaggi, in particolare quelli realizzati con pigmenti inorganici o molto stratificati, potrebbero non scomparire completamente.

Prima di intraprendere il percorso è consigliabile una valutazione dermatologica, utile per definire il protocollo più adatto e chiarire le aspettative.

Un’opportunità per chi aspira a ruoli nelle Forze Armate

Molti decidono di intervenire sul proprio tatuaggio non solo per motivi estetici, ma per esigenze legate alla carriera lavorativa, ad esempio in ambito militare.

Le recenti modifiche al Bando VFI Esercito 2024, pubblicate il 7 novembre 2023, sembrano introdurre un approccio più flessibile: la valutazione non è più automatica, ma affidata alle commissioni, che dichiarano inidonei solo i candidati con tatuaggi considerati lesivi del decoro dell’uniforme o della dignità del militare.

In altre parole, non tutti i tatuaggi sono motivo di esclusione e, nei casi dubbi, ricorrere al trattamento laser può rappresentare una soluzione concreta per non precludersi opportunità professionali.

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