Chi si laurea in Scienze della Comunicazione si trova spesso davanti a una domanda ricorrente: è possibile insegnare con la laurea triennale? La risposta non è così immediata, perché si tratta di un titolo molto versatile, capace di aprire porte in tanti settori professionali, ma che non nasce come percorso pensato per formare docenti. Eppure, sempre più laureati guardano alla scuola come a una possibile opportunità lavorativa, soprattutto negli anni in cui cresce la richiesta di supplenti e aumenta l’interesse per competenze digitali e comunicative.
Per capire davvero quali possibilità concrete esistono per l’insegnamento con laurea triennale, occorre distinguere tra ciò che permette la normativa, ciò che è possibile fare nella pratica quotidiana delle scuole e ciò che invece richiede un percorso aggiuntivo.
Insegnare con la sola laurea triennale: cosa è davvero possibile
Partiamo da un punto fermo: la laurea triennale, da sola, non dà accesso all’insegnamento stabile. Non permette l’inserimento nelle GPS, non consente di partecipare ai concorsi, né offre un’abilitazione. Per entrare nel sistema scolastico in modo strutturato è infatti necessario possedere una laurea magistrale, i crediti richiesti per la classe di concorso scelta e il nuovo percorso abilitante da 60 CFU.
Eppure, questo non significa che chi possiede una triennale in Scienze della Comunicazione non possa insegnare affatto. Le scuole, quando non trovano supplenti nelle graduatorie, possono ricorrere a uno strumento molto flessibile: la MAD, la Messa a Disposizione. È proprio attraverso la MAD che molti laureati riescono a ottenere incarichi temporanei e supplenze anche senza abilitazione o laurea magistrale.
In periodi particolarmente critici, soprattutto in alcune regioni dove c’è carenza di personale, i dirigenti scolastici possono infatti convocare anche laureati triennali pur di garantire la continuità didattica.
Grazie alla MAD, quindi, chi desidera insegnare con laurea triennale può già iniziare a entrare in classe, anche se in modo non continuativo. È una porta d’ingresso utile per fare esperienza, capire se l’ambiente scolastico è davvero quello giusto e, eventualmente, costruire un percorso futuro più strutturato.
Che tipo di incarichi si ottengono con la triennale
Le supplenze affidate tramite MAD a chi possiede “solo” la laurea triennale in Scienze della Comunicazione non sono tutte uguali. La più comune è certamente il sostegno, che rappresenta l’ambito in cui le scuole faticano maggiormente a trovare personale specializzato. Molti docenti iniziano proprio da lì: con un affiancamento adeguato e un po’ di esperienza, il lavoro risulta spesso più gestibile di quanto si possa immaginare, e permette di acquisire competenze relazionali molto richieste.
Ci sono però casi, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, in cui il laureato in comunicazione viene coinvolto in attività più affini alla propria formazione. Può essere inserito in progetti di comunicazione digitale, in laboratori dedicati ai media, nel giornalino scolastico o persino nel coordinamento dei social dell’istituto. In altri casi può offrire supporto nei percorsi PCTO, soprattutto quando le aziende partner hanno bisogno di figure legate al marketing o ai contenuti digitali.
Non mancano i casi in cui, per mancanza assoluta di supplenti nelle graduatorie, le scuole affidino brevi incarichi anche su materie umanistiche, pur se non si tratta dell’ambito tipico di Scienze della Comunicazione. È una soluzione di emergenza, certo, ma dimostra come nella pratica quotidiana l’insegnamento con laurea triennale sia meno raro di quanto si creda.
Dalla triennale alla carriera scolastica: cosa serve davvero per diventare insegnanti
Chi ottiene supplenze tramite MAD si trova spesso a voler “fare il salto” verso un percorso più stabile. In questo caso bisogna rientrare pienamente nei requisiti della normativa ministeriale, che prevede alcuni passaggi indispensabili.
Il primo step è la laurea magistrale. Le magistrali della filiera comunicativa – come LM-59, LM-92, LM-19 – sono generalmente le più coerenti e possono aprire l’accesso a specifiche classi di concorso. Tuttavia, da sole non bastano: occorre verificare la presenza dei CFU richiesti nelle discipline previste dalla tabella ministeriale. Gli esami di sociologia, psicologia, filosofia, pedagogia e antropologia, per esempio, sono fondamentali per la classe di concorso A-18 (Filosofia e Scienze umane). Per la A-65 (Teoria e tecnica della comunicazione), invece, contano maggiormente gli esami in comunicazione, media, semiotica e linguaggi.
In mancanza dei crediti necessari, è possibile recuperarli tramite singoli esami universitari o attraverso procedure di riconoscimento CFU, che permettono di valorizzare attività pregresse, esami affini o percorsi formativi già svolti.
Una volta ottenuta la magistrale e completati i crediti necessari, si accede al nuovo percorso abilitante da 60 CFU, che sostituisce l’obbligo dei 24 CFU del precedente sistema. È un percorso più articolato e professionalizzante, necessario per partecipare ai concorsi e ottenere l’abilitazione all’insegnamento.
Quali classi di concorso può scegliere un laureato in Comunicazione?
Per chi completa la magistrale, le possibilità più concrete sono due: la classe di concorso A-65, dedicata alla teoria e tecnica della comunicazione, e la classe di concorso A-18, dedicata alle scienze umane. La prima è particolarmente adatta a chi ha una formazione forte sui media, sulla produzione audiovisiva e sulla comunicazione in senso stretto; si insegna principalmente negli istituti tecnici e professionali a indirizzo grafico, audiovisivo o comunicativo.
La A-18, invece, richiede una base più solida nelle scienze umane. È un’ottima opzione per chi, oltre alla comunicazione, ha studiato psicologia, pedagogia o sociologia, o è disposto ad aggiungere alcuni esami integrativi.
Esistono anche altre possibilità, come le classi umanistiche A-12 e A-22, ma richiedono molte integrazioni e quindi un percorso più lungo.
Conviene davvero iniziare a insegnare con la laurea triennale?
Per molti sì. L’insegnamento con laurea triennale può essere una scelta strategica, soprattutto se vissuto come una fase intermedia del proprio percorso formativo. Entrare in classe tramite MAD permette di capire se si ha la vocazione, accumulare esperienza e inserirsi in un contesto che, in futuro, potrebbe diventare un lavoro stabile.
C’è chi, grazie alle prime supplenze, decide di proseguire con la magistrale e costruire una carriera scolastica vera e propria. Altri, invece, scoprono che preferiscono restare nel campo della comunicazione, del marketing o dei media, ricominciando da quelle competenze che la laurea in Scienze della Comunicazione già offre in modo naturale.
La triennale, quindi, non è un punto di arrivo: è un punto di partenza. E può diventare una carta importante sia per entrare nel mondo della scuola sia per esplorare settori professionali molto diversi tra loro.
Uno sguardo oltre la scuola: altri percorsi possibili
Non bisogna dimenticare che Scienze della Comunicazione è una laurea molto moderna e flessibile, che permette di lavorare in ambienti dove la comunicazione digitale è ormai indispensabile. Social media, ufficio stampa, content creation, produzione video, podcasting, marketing digitale: sono solo alcuni degli ambiti in cui questo titolo trova applicazione diretta.
Molti laureati alternano attività nel mondo digitale con supplenze a scuola tramite MAD, soprattutto nei periodi iniziali. È un modo per sperimentare, formarsi, esplorare più percorsi e capire davvero dove ci si sente più realizzati.
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